• Duomo di Como

Il Duomo

Il duomo è il risultato ottenuto da quattro secoli di lavoro, la costruzione ebbe inizio nel 1396 sopra l’antica basilica romanica di Santa Maria Maggiore, divenuta sede episcopale agli inizi del secolo XI. Osservando attentamente la struttura è facile distinguere le diverse epoche ed i diversi stili: dalla superba marmorea facciata tardo-gotica fino alla cupola di Filippo Juvara del 1740, anno in cui si portò a compimento l’imponente chiesa.
Numerosi artisti prestarono la loro opera per la riuscita dell’opera: fra gli altri il celebre architetto intelvese Lorenzo degli Spazzi a cui fu inizialmente affidata la direzione del cantiere, seguito subito dopo dai comaschi Pietro da Breggia e Florio da Bontà.
I lavori proseguirono con la realizzazione del rosone in facciata di Luchino Scarabota, Amuzio da Lugano, Tommaso Rodari da Maroggia che, già attivo negli anni precedenti, ebbe la responsabilità del cantiere dal 1487 al 1526. Del Rodari sono, fra l’altro, le opere più belle della facciata, dei fianchi e dell’interno, ed ideò il modello della parte absidale, poi modificato da Cristoforo Solari.

L’abside destra fu eretta sotto la direzione di Francesco Maria Richino (1627-1633), quella di sinistra fu iniziata da Carlo Buzzi (1653).
Per la completa realizzazione della facciata si resero necessari più di cinquant’anni infatti, venne iniziata nel 1447 e conclusa nel 1498; il completamento del rosone avvenne nel 1486. Il portale maggiore è affiancato da due edicole con le statue di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane: i due celebri letterati e funzionari dell’impero romano, nati nel I secolo d.C. a Como, sono stati collocati in posizione d’onore, nonostante fossero pagani.

Le due porte laterali che si aprono sui fianchi sono generalmente ritenute il capolavoro dei fratelli Tommaso e Jacopo Rodari, anche se per l’elegante porta meridionale è stato ipotizzato un intervento di Bramante; la porta settentrionale riccamente decorata, è detta “della Rana” da una scultura mutilata nel 1912. La cupola, modificata nel 1773, è stata riportata alle forme originali dopo essere stata danneggiata nel 1935 da un incendio. L’interno è a croce latina, con tre navate divise da pilastri cruciformi.

Vi si custodisce un ricco complesso di opere d’arte, fra cui arazzi del XVI e XVII secolo, eseguiti a Ferrara, Firenze e Anversa. Dipinti cinquecenteschi di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari; un altare ligneo del primo Cinquecento, dedicato a Sant’Abbondio, con un prezioso lavoro di intaglio, opera soprattutto della bottega di Giovan Angelo del Maino; stucchi barocchi di Francesco ed Agostino Silva e vetrate ottocentesche di Giuseppe e Pompeo Bertini.

Provengono dalla chiesa Santa Maria Maggiore i due leoni stilofori (fine secolo XI – inizi XII) che reggono le acquasantiere, il sarcofago vescovile e l’altare maggiore di scuola Campionese, recentemente ricollocato nel presbiterio.


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